Come vestirsi e cosa dire ad un colloquio per avere successo (o almeno provarci)



A 31 anni posso dire di aver affrontato colloqui in tutte le salse, dalle agenzie pubblicitarie alle redazioni, passando per le organizzazioni no profit, siti web e quant'altro.
Per questo ho pensato di condividere le mie esperienze con voi, magari siete in cerca di lavoro e vi serve qualche dritta perchè: il curriculum conta, ma fino ad un certo punto.
Nell'interazione con chi ci deve giudicare e rendere idonei o meno, per un determinato posto di lavoro, intervengono molti altri fattori che poi porteranno al giudizio finale, positivo o negativo.


Dal curriculum alla stretta di mano, passando per la postura, il tono della voce e l'abbigliamento, analizziamo i vari fattori che possono definire il successo o meno della nostra prestazione.

Partiamo dal principio.

Ce l'abbiamo fatta, il curriculum è stato (perlomeno) preso in considerazione (anche questo un lusso oggi), abbiamo segnato data e ora e siamo pronti per il faccia a faccia. Ovvero il momento della verità.
Lasciando come sott'inteso che occorre arrivare puntualissimi, partiamo da casa già carichi e motivati, positivi ecco. La paura è uno stato d'animo subdolo che trapela al primo sguardo e non ci farà sicuramente guadagnare punti.
E' fondamentale farsi un'idea dell'azienda da cui siamo stati contattati:  di cosa si occupa, in primis, e poi tutto quello che può esserci utile a darci almeno un'infarinatura generale.




Detto questo un buon 30% del risultato del nostro colloquio si gioca in quel quarto d'ora che perdiamo davanti all'armadio cercando di capire cosa indossare.
Ovviamente, mai come in questo caso, ordine e pulizia sono delle variabili che non vanno trascurate.
Per le donne un trucco leggero, evitare rossetti troppo scuri o decisi e smalti colorati. Anche nell'abbigliamento scegliere un look basic, magari impreziosendolo con un paio di orecchini o bangles che danno quel tocco personale che non guasta, in ogni caso.


Meglio scegliere la tinta unita, evitate le stampe elaborate, davanti all'interlocutore il focus deve essere il lavoro e non la fantasia optical della camicetta.
Il binomio pantalone-camicia bianca è sempre sinonimo di eleganza, per le scarpe no ballerine o sneakers, sì a stivali (sobri - leggi no strass/no borchie) o decollettè (cerchiamo di non esagerare con il tacco).



Per i ragazzi: non sempre è necessario andare con il completo che abbiamo usato all'ultimo matrimonio della cugina Pinuccia, anche lo spezzato può avere il suo perchè. Teniamo d'occhio i calzini che devono essere immacolati e senza parti consunte che svettano all'altezza della caviglia (banditi quelli di spugna, of course).



E' chiaro che il tipo di abbigliamento è strettamente correlato al tipo di lavoro, sicuramente se mando il Cv come commessa da Zara o da H&M, non c'è bisogno che mi presento in tailleur, idem per gli uomini se voglio fare il Dj al Cocoricò, o similari.

Passiamo alla parte più difficile: l'interazione.

La prima domanda che ci faranno sarà sicuramente di cosa ci occupiamo, quali sono le nostre esperienze e i nostri progetti. 
Innanzitutto, mentre parliamo cerchiamo di tenere una postura decente. Schiena dritta, braccia possibilmente non incrociate, non muoviamo mani e piedi, non tocchiamo troppo i capelli buttandoli di quà e di là, sono tutti segnali che denotano una certa insicurezza.

Guardiamo l'interlocutore negli occhi, utilizziamo un tono di voce delicato ma convinto e soprattutto non parliamogli "sopra". Alle domande rispondiamo in modo esauriente, ma senza snocciolare dettagli inutili o personali, ad esempio: "in quel periodo non trovavo lavoro ero disperato e mi sono accontentato, ma ora voglio di più" - e più corretto dire - "ho preferito sempre tenermi occupato per fare esperienza in ogni caso...". 
Parliamo sempre in maniera propositiva, pensando a quello che potremmo offrire con la nostra esperienza, dimostriamoci persone serie e realmente motivate, ma senza cadere nel pietismo o vittimismo con frasi del tipo: "Oggi è impossibile trovare lavoro anche per gente qualificata come me...".
Sorridiamo, ma non troppo, rimaniamo comunque seri e concentrati, si tratta di lavoro, anche nel caso in cui l' interlocutore dovesse essere un nostro coetaneo: non siamo lì per prenderci una birra!


Come faccio a capire se è andata bene? 

Innanzitutto se c'è stato un bel dialogo, se sentiamo di esserci espressi al meglio e di aver dimostrato di essere all'altezza di quel ruolo. 
Purtroppo, a volte (spesso?), le cose non vanno come vorremmo, ma se si è creata la giusta empatia tra noi e il personale delle risorse umane possiamo stare sicuri che ci richiameranno.
Nel caso la risposta dovesse essere "non siete quello che cerchiamo in questo momento", non disperiamo, ma facciamo tesoro dell'esperienza fatta pensado a come migliorare il prossimo colloquio. Ricordiamo sempre che davanti a noi , a giudicarci, ci sono delle persone fatte di carne, ossa ed emozioni come noi, quindi pensiamo a toccare le giuste corde per riuscire nel nostro intento: superare con successo il colloquio!

Spero con il cuore che questo post possa essere utile a qualcuno di vo o sia almeno una piacevole lettura per chi c'è già passato! Se vi va condividete anche i vostri consigli o aneddoti!

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